«PONTI DI PAROLE» A Veglie si inaugura l’angolo di lettura «MAMMA LINGUA» Giovedì 14 Settembre

Nella ex Chiesetta di Santo Stefano di Veglie i Libri di “Mamma Lingua” del circuito dei Poli BiblioMuseali Pugliesi

Presentazione Giovedì 14 Settembre 2023 ore 18.30

VEGLIE –  Giovedì 14 Settembre alle ore  18:30 presso l’ex Chiesetta di Santo Stefano di Veglie in via San Giovanni,   i “Presidi del Libro”,  “Ventire10 APS” , “Città che Legge –  Comune di Veglie” insieme a Pro Loco Veglie APS nell’ambito del programma “Luoghi Comuni”  inaugureranno l’angolo “Mamma Lingua” uno spazio fatto di libri attorno al quale bambini italiani e bambini stranieri possono incontrarsi per il tramite di una stessa storia.

Il progetto vede la partecipazione di “Mamma Lingua”, “Associazione Italiana Biblioteche”,  “Poli  Biblio-Museali di Puglia”, “iBbY Italia”,  “Regione Puglia”, “Centro per il Libro e la lettura”, “Città che legge”.

Nel corso della presentazione si potranno ascoltare alcune pagine di libri grazie alle letture bilingue realizzate da lettori volontari di nazionalità diversa con i libri della “valigia Mamma Lingua” presente nel sistema dei Poli BiblioMuseali pugliesi con il contributo della Regione Puglia.

L’iniziativa rientra nel calendario generale della “Settimana Mamma Lingua” promossa dal tavolo di coordinamento dei soci pugliesi di IBBY Italia di cui anche “Ventitré10 APS” fa parte.

Questi sono i 10 punti e le finalità del progetto “Mamma Lingua, Storie per tutti, nessuno escluso” riportati nel manifesto scritto da Graziella Favaro:

Tutti i bambini hanno bisogno di storie.

Hanno bisogno di storie per immaginare e per ricordare; storie da ascoltare e narrare; storie da condividere e custodire nel tempo. Le storie diventano casa e rifugio da abitare; diventano àncora e zattera ai quali appoggiarsi; sassolini e briciole per ritrovare il cammino. La narrazione e l’ascolto di storie hanno un ruolo centrale nella crescita e nello sviluppo – affettivo, cognitivo e linguistico – di tutti i bambini. Nessuno escluso.

Nella migrazione, vi è il rischio di crescere con poche parole.

I bambini figli di immigrati rischiano di crescere con meno storie e ciò avviene per vari motivi: l’assenza nel Paese di immigrazione della generazione dei nonni e della famiglia allargata; la scarsa disponibilità di tempo che i genitori possono dedicare al racconto; l’assenza o la scarsità di libri e beni linguistici per i bambini in lingua madre.

In quale lingua narrare?

Un dubbio che complica ulteriormente la pratica narrativa dei genitori immigrati riguarda la scelta della lingua in cui raccontare o leggere al bambino. Vi è, da un lato, nella gran parte delle famiglie, la volontà e il desiderio di trasmettere la propria lingua ai figli. Dall’altro lato, i genitori ricevono spesso messaggi contrastanti o opposti che li invitano ad abbandonare la madrelingua a favore della seconda lingua. Anche se spesso la loro competenza in italiano si presenta impoverita e ridotta.

La lingua materna è una casa.

Molti operatori ed educatori ritengono ancora che i bambini non possano crescere bilingui e di conseguenza consigliano i genitori immigrati di abbandonare la lingua di casa. Questo rischia di creare una cesura – affettiva, non solo linguistica – fra le generazioni, oltre che trasmettere una lingua impoverita e legnosa. La lingua materna è come la casa; non è un vestito o un guanto che si tolgono e che si mettono; essa permea profondamente la storia e l’identità personale.

Ogni lingua vale.

Non ci sono lingue di serie A e di serie B; tutte sono preziose e valgono la pena di essere trasmesse. Crescere bilingue rappresenta un’opportunità: vuol dire sviluppare un pensiero più aperto e creativo, apprendere più facilmente altri idiomi, sviluppare punti di vista differenti sul mondo. L’apprendimento di qualità dell’italiano come seconda lingua è compito e traguardo della scuola. Compito delle famiglie è quello di creare le condizioni per la trasmissione e lo sviluppo della lingua madre. Anche grazie a un ambiente ricco di narrazioni.

Crescere un figlio altrove implica scelte e fatiche aggiuntive.

I genitori che crescono il figlio in un contesto di migrazione si trovano a dover elaborare e gestire in solitudine scelte e strategie che i genitori autoctoni non sono chiamati a fare e che l’ambiente esterno non sostiene. Oltre a mantenere con tenacia e pazienza la comunicazione in lingua madre, essi devono proporre al bambino stimoli narrativi ricchi e coinvolgenti, quotidiani e interessanti. Questo perché è solo grazie alla lingua delle storie e del piacere che i piccoli possono arricchire il vocabolario e strutturare la lingua.

Arricchire l’ambiente familiare con libri e storie.

Per sostenere la fatica dei genitori a crescere i figli altrove e attenuare la loro solitudine, è importante che essi possano contare su risorse, libri, materiali e beni linguistici in lingua madre ai quali attingere per arricchire e ampliare i racconti familiari. E’ più facile che ciò avvenga nelle situazioni in cui vi sono comunità nazionali più vaste che possono auto-organizzarsi; più difficile nei casi di famiglie immigrate isolate e sparse sul territorio.

La presenza di libri in lingua madre nelle biblioteche dà un messaggio di valorizzazione della lingua madre.

Il fatto che nella biblioteca pubblica – luogo valorizzato e riconosciuto – siano presenti libri nella propria lingua madre dà ai bambini figli di immigrati un messaggio immediato di valorizzazione del codice materno, spesso ignorato o svalorizzato, e della propria appartenenza, in generale. Nello stesso tempo, questa presenza trasmette a tutti i bambini e genitori autoctoni il messaggio simbolico e importante che ogni lingua e cultura hanno valore.

La narrazione in lingua materna sostiene anche l’acquisizione della seconda lingua.

Un bambino che ha sviluppato una buona comunicazione in famiglia nella lingua materna sviluppa, in genere, anche una maggiore autostima e può apprendere l’italiano in maniera positiva, senza dimenticare l’idioma di origine. Le competenze che un bambino sedimenta in lingua madre, col tempo, si trasferiscono anche nella nuova lingua, e viceversa, grazie al processo di transfer che sempre intercorre tra i codici. Così, un bambino che ha sedimentato e custodisce dentro di sé una riserva di storie e racconti in lingua madre farà spazio più facilmente alle nuove storie da scambiare e da condividere.

Gettare ponti di parole tra la lingua di casa e quella del Paese in cui si cresce.

Le narrazioni e le storie rappresentano dei ponti e dei fili che legano le infanzie e che creano comunità narrative. Accanto alla lingua madre, si fa spazio, grazie ai libri e ai racconti, la lingua del Paese in cui si cresce con nuove scoperte e nuove parole.

Altre informazioni sul progetto Mamma Lingua:

www.ibbyitalia.it/progetti/ibby-mamma-lingua/

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