BOEZ-ANDIAMO VIA è una docu-serie che coinvolge giovani detenuti alla ricerca di un nuovo futuro attraverso un viaggio a piedi di 900 Km da Roma a Santa Maria di Leuca
La serie di 10 puntate di 30 minuti andrà in onda dal 2 al 13 settembre su Rai3 alle ore 20.15
È stato presentato alla 49esima edizione del Giffoni Film Festival, alla presenza del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, la docu-serie dal titolo “Boez – Andiamo via”. Prodotta da Rai Fiction e Stemal Entertainment.
Il documentario racconta il viaggio a piedi di sei ragazzi condannati per aver infranto la legge e in regime di detenzione, interna ed esterna. Un viaggio/pellegrinaggio che sperimenta il cammino come dispositivo di recupero, una pena alternativa già praticata in altri paesi europei e che abbatte le percentuali di recidiva. La docu-serie vuol essere l’occasione per esplorare e verificare in modo concreto l’ipotesi di inserire il cammino come strumento di riscatto e pratica possibile. Il percorso da “Roma a Santa Maria di Leuca: dalla cella all’infinito” lo hanno sperimentato i sei ragazzi in regime di detenzione carceraria o comunque di semilibertà che hanno intrapreso il pellegrinaggio fino al punto più meridionale della Puglia affacciato sul mare, lungo la via francigena del Sud.
“Boez – Andiamo via È una serie/documentario – ha dichiarato Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, – che riduce al minimo la mediazione spettacolare e narrativa e mette al centro una sfida che riguarda la condizione di chi è detenuto e chi sconta una pena alternativa. Abbiamo messo insieme sei giovani in regime di detenzione, interna o esterna, per i crimini commessi, tutti sulla soglia che può decidere di un destino e aprirlo alla libertà e alla consapevolezza di ciascuno. Boez è stata per loro un’occasione, li ha messi di fronte alla possibilità di abbandonare la reclusione e uscire, provarsi, guardare in faccia se stessi e gli altri, confrontarsi, dialogare e riconoscersi lungo il cammino della via Francigena, strada dei pellegrini e qui strada verso la speranza di poter ricominciare una nuova vita. Ogni nostra preoccupazione è stata volta a eliminare qualunque rischio di spettacolo o di drammatizzazione esterna perché abbiamo sentito tutta la responsabilità etica che comporta il confine tra la realtà e la messa in scena. E voglio sottolineare come Boez – Andiamo via ci ricordi quanto il senso della fiction sia legato anche alla rete di relazioni con la società e le istituzioni. In questo caso, essenziale è stata la collaborazione con il Ministero di Giustizia che ha condiviso il progetto e ha predisposto le condizioni per cui il cammino dei sei pellegrini si realizzasse. Così come non posso non ringraziare la Stemal di Donatella Palermo. Il titolo ‘Boez’ trae ispirazione dalla firma di un writer, un giovane nel nome del quale Rai Fiction ha voluto raccontare la storia di riscatto di altri giovani. Una dedica in memoria, quella a Boez”
La docu-serie è firmata alla regia da Roberta Cortella e Marco Leopardi, scritta da Paola Pannicelli e dalla stessa Roberta Cortella che spiega come il progetto si sia sviluppato a partire dal documentario ‘La retta via’ che lei e Leopardi realizzarono nel 2009 in Belgio. Il gruppo inoltre è guidato lungo tutto il percorso della via Francigena dall’escursionista Marco Saverio Loperfido e dall’educatrice Ilaria D’Appollonio.
Durante il percorso da Roma a Santa Maria di Leuca, che dalla via Francigena del Sud si collegava alla via Sallentina, sono state effettuate 50 tappe in diversi comuni. Anche Veglie ha ospitato i ragazzi per una notte nell’ex Convento dei Frati Francescani, grazie alla Pro Loco e al Comune di Veglie, offrendo loro una calorosa accoglienza e una serata di aggregazione e socializzazione insieme a ragazzi e artisti vegliesi.
«In ‘Boez’ forse quel che conta di più è quello che viene dopo, gli esiti della marcia che i ragazzi compiono sulla strada e dentro di se – raccontano dalla produzione – É ovvio che in due mesi non si può cambiare esistenza, ma si può gettare un seme, interrompere un circolo vizioso, imparare a porsi e a essere percepiti diversamente. Per le persone incontrate lungo il cammino, e in tanti ci hanno accolto e aiutato, anche immigrati extracomunitari, i ragazzi erano semplicemente persone in marcia, camminatori.
La docu-serie in 10 puntate da 30 minuti, racconta così la realizzazione di un sogno: quello di sperimentare il metodo in Italia, ma anche il sogno di sei giovani che per due mesi hanno lasciato il loro contesto sociale per ripartire verso una nuova consapevolezza di se’ e del mondo. Un viaggio pieno di meraviglie, dagli incontri alla sorpresa di dormire sotto le stelle, con la libertà che fa quasi paura. Ma anche di ostacoli, brusche frenate: il caldo asfissiante, lo zaino che pesa tantissimo, momenti di sconforto personale, dinamiche interpersonali (e sentimentali) tutte da imparare. La troupe diventa parte di una comunità in cammino, azzerando la distanza dai “protagonisti”. La fatica, la stanchezza azzerano ogni tipo di barriera, tutto diventa solo un rapporto tra persone. “Sulla strada si diventa tutti parte dello stesso gruppo”. Dopo il viaggio ci sono state cadute, si sono rialzati, hanno avuto dubbi e paure ma hanno imparato che esiste altro da ciò che conoscevano e che erano. Sono cambiati». Anche Roberta Cortella è cambiata: «Quella strada mi ha cambiato la vita, con i ragazzi ci sentiamo continuamente, uno di loro abita con me, con un’altra abbiamo passato le vacanze insieme e per la presentazione del programma ci siamo tutti accampati a casa mia. Il mio ruolo di regista si è trasformato in quello di zia».
I ragazzi che hanno camminato con Roberta sono
Alessandro: un’esistenza trascorsa in strutture per minori e carceri. Ha sempre inseguito il soldo facile, ma la vita di strada gli ha spento le emozioni. Intelligente e riservato, coltiva una grande passione, la scienza. Sogna di poter studiare per diventare astrofisico. Sottoposto ad esecuzione penale esterna, lavora presso il cimitero del suo paese. Nel cammino vede l’opportunità di ricostruire se stesso e di trovare nuovi stimoli per un radicale cambiamento di vita.
Maria: Unica femmina in una famiglia in cui attenzioni e affetto sono solo per i fratelli maschi, Maria ha il destino segnato: a 14 anni la “sposano”, poi la costringono a rubare. Le imposizioni di suo padre e le tradizioni della comunità Rom nella quale è nata la soffocano; abbandona tutto e comincia a vivere di espedienti, finché viene accolta dalla Comunità “Il fiore del deserto”. Affronta il cammino con un tenace desiderio di riscatto e di libertà, alla ricerca di una vita serena e onesta.
Omar: nato e cresciuto in una città industriale della provincia lombarda; mamma di Napoli, papà tunisino. Da ragazzino trascorre le giornate per strada, insofferente alla scuola, alle regole. Entra ed esce dal carcere minorile. Dopo aver combattuto contro l’obesità che lo ha mortificato fin da bambino, ha intrapreso un percorso di reinserimento. Vede nel cammino la possibilità di affrontare un’altra sfida, che gli dia maggiore sicurezza e forza per restare sulla retta via.
Francesco: cresciuto all’ombra del padre, boss della malavita locale, corrisponde al cliché dell’enfant prodige, con un curriculum di reati che lo porta dritto diritto in carcere e per molto tempo. Poi entra nella Comunità “Emmanuel” e decide di dire no definitivamente al crimine e di aiutare i ragazzi più giovani di lui. Durante il cammino ce la mette tutta; arrivare fino alla fine per lui significa anche dimostrare di poter cambiare malgrado un destino già segnato dalla sorte.
Kekko: ironico e allegro, sta finendo di scontare la sua pena come tuttofare in una casa famiglia; il resto della giornata lo passa allenando il suo corpo pluritatuato e divorando ore di reality davanti alla TV. Nonostante la risata prorompente, i suoi occhi rivelano l’ombra di un’infanzia segnata da violenze e privazioni. Sogna di intraprendere il cammino per ritrovare il proprio sé che ha perso da tanto tempo. Per lui apparire in una serie TV significa anche poter dimostrare a tutti di essere finalmente sulla strada giusta.
Matteo: Timido e di poche parole, la recente morte della mamma lo ha segnato nello sguardo e nell’animo. Durante la reclusione anche i contatti con il fratello, a cui era tanto legato, si sono diradati lasciandolo completamente solo. Dopo cinque anni di carcere, il cammino rappresenta per lui la possibilità di uscire definitivamente da una cella e tornare a vedere il cielo. Intraprende il lungo percorso nella speranza di fare esperienze di cui sua madre sarebbe stata orgogliosa.
Il documentario andrà in onda su RAI 3 in 10 puntate di mezz’ora alle 20.15 dal 2 al 13 settembre 2019. Sarà poi inoltre pubblicato anche su Rai Replay.
Di seguito il link con tutte le notizie sul progetto e sui protagonisti:
31 agosto 2019